di Gabriele Tagliavia
JKZ

Uno dei libri che mi sono stati più utili per comprendere la Mindfulness è stato "Metodo Mindfulness - 56 giorni alla felicità" di Mark Williams e Danny Penman.
Da quando il programma MBSR ha visto la luce numerosi studiosi si sono interrogati su quali conseguenze potesse avere la meditazione di consapevolezza sulla mente umana, ma, sopratutto, hanno cercato di estendere le sue applicazioni ai contesti di cura più svariati.
Uno dei migliori risultati in ambito terapeutico è stato ottenuto dai terapeuti Mark Williams, John Teasdale e Zindel Segal che, basandosi sul programma MBSR hanno creato un progetto chiamato "Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness" o MBCT.
E partendo proprio dalle esperienze vissute applicando questo tipo di terapia che si basa il percorso proposto dal libro “Metodo Mindfulness”, i cui capitoli introduttivi ci forniscono alcuni rudimenti teorici per capire i meccanismi più profondi del funzionamento mentale.
Una mente, due modalità
Nella maggior parte della nostra vita la nostra mente assume un assetto orientato alla risoluzione di problemi di ordine pratico. Pagare le bollette, organizzare le spese, organizzare le nostre giornate, risolvere questioni lavorative, chiamare il tecnico per aggiustare il rubinetto, portare i bambini a scuola, etc...
1. Pilota automatico o Scelta conscia
Vi è mai capitato di arrivare a destinazione in auto senza ricordare veramente il percorso che avete fatto? O di cucinare, fare il bucato, lavarvi, senza essere pienamente presenti a ciò che state facendo, distratti magari dai vostri pensieri o dalle vostre preoccupazioni? E' proprio in questi momenti che si attiva il pilota automatico che è nascosto dentro di noi.
Lo abbiamo tutti e fa il meglio che può per venire in nostro soccorso in tutte quelle situazioni in cui siamo distratti e la nostra consapevolezza viene meno.
E' un aiuto importante, senza di lui saremmo costretti a fermarci ogni volta che un pensiero sorge nella nostra mente. Comodo no?
Però molte persone vivono gran parte della giornata delegando al pilota automatico ogni faccenda. Non sono mai presenti alla realtà e passano tutto il loro tempo nel mondo delle idee, magari pieno di preoccupazioni per il futuro o ripensamenti del passato.
Chi abusa del pilota automatico rischia di non vivere mai l'unico momento che realmente possiamo vivere: il Presente.
Inoltre, se è sempre il pilota automatico a guidare il nostro agire, non siamo mai noi a scegliere, ma attribuiamo all'esterno, ai fatti o agli altri, la nostra libertà di scelta.
Il pilota automatico è il protagonista della modalità del fare, la consapevolezza è la regina della modalità dell'essere.
2. Analizzare o Percepire
La modalità del fare insieme al suo pilota ha la tendenza a metterci nella condizione di vedere il mondo come qualcosa da analizzare. Il punto di vista è molto pratico e razionale, basato sul problem solving. Infatti questa modalità è la più abile nel risolvere problemi di ordine pratico come questioni economiche, gestione degli impegni, gestione degli imprevisti, questioni lavorative, etc...
In questo processo però la modalità del fare ci impedisce di godere di una dimensione della realtà più pura, che si basa unicamente sulla nostra percezione. La modalità dell'essere, al contrario, ci permette di fermarci ad apprezzare unicamente ciò che proviene dai nostri sensi momento dopo momento.
I profumi della strada, i colori dei fiori, il sapore del nostro cibo preferito, il suono della pioggia sui vetri, la morbidezza della coperta che ci portiamo al naso nei mesi invernali. Si può sperimentare questo lato della realtà solo se ci mettiamo in un atteggiamento di ascolto consapevole, lasciando che la nostra mente assapori ciò che giunge ai nostri sensi, bello o brutto che sia.
3. Lottare o Accettare
Proprio per la sua tendenza a risolvere i problemi, la modalità del fare ci mette spesso in contrasto con la realtà che deve essere modificata perché la questione venga risolta. Se c'è qualcosa di storto va raddrizzato, se c'è un dolore bisogna farlo passare, se la porta si rompe si deve aggiustare. La realtà va adattata alle nostre esigenze.
Nella modalità dell'essere l'approccio è diverso.
Le cose si accettano così come sono, possibilmente senza giudizio.
Biologicamente questi due atteggiamenti si possono ricondurre all'attivazione di due sistemi neuronali diversi: il Sistema simpatico e il Sistema parasimpatico.
Il simpatico è il sistema della "Lotta o Fuga". E', cioè, il meccanismo che si attiva quando siamo davanti al pericolo e stimola in noi sensazioni di ansia, tensione, eccitazione, attivazione e, se eccessivamente stimolato, stress.
Il sistema parasimpatico è antagonista al precedente, ci rende un po' meno attivi ma più sereni, tranquilli e propensi alle relazioni sociali.
Il giusto equilibrio ci permette di affrontare le varie situazioni della vita con le risorse giuste.
4. Pensieri reali o eventi mentali
La modalità del fare a lungo andare porta anche ad una piccola "deformazione professionale": chi vive sempre nei pensieri incomincia a considerare i pensieri come fatti reali. E così opinioni, pregiudizi o semplici e fugaci pensieri diventano eventi concreti a cui seguono tutte le emozioni correlate. Quindi idee come "Non valgo nulla", " La situazione non cambierà mai", "Gli altri mi vogliono far male" o "Nessuno mi ama" diventano eventi reali che portano a tristezza, sospettosità, depressione, ansia.
Chi invece utilizza la modalità dell'essere sa che i propri pensieri sono eventi mentali che sorgono nella nostra mente e sono spesso transitori e non veritieri. Chi ha un atteggiamento Mindful non sempre crede ai propri pensieri, sa che possono cambiare e svanire nello stesso modo in cui si sono manifestati.
5. Evitamento o avvicinamento
Proprio per quello che ho già scritto chi vive la modalità del fare tende ad evitare le situazioni che possono generare problemi, evita il rischio e le emozioni negative, evita il dolore.
Chi vive nella modalità dell'essere è curioso di tutto quello che accade, sia verso eventi positivi che negativi. Esplora ciò che accade senza giudizio e, avvicinandosi a tutti gli eventi, li conosce meglio. Spesso i mezzi per cambiare una situazione problematica derivano quindi da un approccio più curioso che evitante, più consapevole che razionale.
6. Viaggiare nel tempo mentale o rimanere nel momento presente
Molte delle sofferenze sul versante psicologico spesso derivano dall'incapacità di sganciare la propria mente dai suoi viaggi nel tempo per vivere pienamente il presente. La modalità del fare, per operare al meglio, rimugina continuamente il passato e valuta costantemente i pericoli futuri, non riesce a godere del momento presente.
La modalità dell'essere, al contrario, si concentra su ciò che deriva dal qui ed ora, vivendo pienamente il tempo presente.
Il benessere sta nella possibilità di scegliere di volta in volta quale tempo abitare.
7. Attività che consumano o attività che nutrono
Tutte le differenze che abbiamo appena elencato portano anche a vivere le attività di ogni giorno in maniera diversa. Chi usa esclusivamente la modalità del fare tende sempre di più a riempire la propria giornata di attività che stressano e consumano senza dedicarsi mai a ciò che invece rende felici. Nella modalità dell'essere invece, essendo noi più consapevoli delle sensazioni che ogni momento produce, si tende ad privilegiare le attività che ci fanno stare meglio, quelle che nutrono la nostra interiorità.
Conclusioni
La modalità del Fare e quella dell'Essere non sono tra loro avversarie, semplicemente ci permettono di osservare la nostra vita da punti di vista diversi ognuno, a suo modo, utile.
Però, mentre la modalità del Fare è speso abusata, anche come conseguenza della nostra mentalità occidentale, quella dell'Essere è frequentemente sopita in noi. Per questo motivo abbiamo la necessità di riscoprirla, allenarla e gentilmente integrarla nella nostra vita.
La Mindfulness ha proprio questo effetto in noi: nutre e coltiva la nostra capacità di Essere, presenti momento dopo momento.
Ci aiuta inoltre a trovare un equilibrio tra queste due modalità potendo approfittare dei privilegi di ognuna nelle situazioni più opportune.
Per concludere vi riporto una citazione di Jon Kabat Zinn tratta dai suoi testi che si riferisce in maniera chiara agli effetti che la meditazione produce in noi se abbiamo la pazienza di praticarla con costanza:
"Con questo tipo di pratica i nostri schemi mentali cambiano automaticamente in modi che favoriscono integrazione, comprensione e compassione, ma non perché tentiamo di cambiarli, sostituendo un pensiero ad un altro che riteniamo più puro. Si tratta piuttosto di capire la natura dei nostri pensieri come tali e i nostri rapporti con essi, in modo da usarli a nostro vantaggio e non viceversa."
Grazie per aver letto questo articolo!!!
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Grazie ancora e a presto,
Gabriele
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